Saturday 10 March 2012

Cristiani sinistri

(Pubblicato in « Corrispondenze Repubblicane », 6 ottobre 1944)

di Anonimo

Uno dei piu significativi sintomi dello sbandamento morale che pervade le coscienze e gli spiriti dell'Italia bonomiana è oggi dato dai risultati del congresso della cosiddetta « sinistra cristiana », ex-comunismo cattolico.

Com'è noto, questo movimento, sorto nel periodo più torbido della vita italiana, ebbe la sua prima manifestazione pubblica in piazza San Pietro, quando un individuo, in abito talare, levò un cencio rosso dinanzi al Pontefice benedicente. Ne segui una innocua baruffa, durante la quale un gendarme pontificio afferrò quel prete, che a buon diritto riteneva un impostore, e lo condusse in guardina. Ma li accadde una curiosa scena: il prete era veramente tale; ragion per cui fu rilasciato con ampia formula di assoluzione.

Senonché l'incidente valse a porre, come si dice, all'ordine del giorno il cosiddetto comunismo cattolico e l'antitesi che corre, o almeno che dovrebbe correre, tra le due qualifiche secondo i dettami della Chiesa solennemente confermati in una non dimenticata enciclica di Papa Pio XI.

Qualche chiarimento ufficioso vi fu, ma nulla che potesse somigliare a quell'aperta sconfessione del movimento che a fil di logica avrebbe dovuto seguire. E tutto fu risolto con un atto di pura forma: il comunismo cattolico assunse la denominazione di « sinistra cristiana » e, come tale, ha avuto ora i suoi crismi nel guazzabuglio di partiti, di correnti e di idee che tutti insieme costituiscono il caos morale e politico dell'Italia libera sotto il tallone dei dominatori e che allineano, in bell'ordine, ebrei, massoni e senza Dio sotto il patrocinio anglicano, tutti, nessuno escluso, nemici tradizionali e irriducibili della Chiesa di Roma.

L'ipocrisia più sfrontata è, ormai, la caratteristica di questi politicanti cui tutto è lecito sotto la protezione delle baionette angloamericane; e tale forma mentale ha reso possibile le più incredibili assurdità, come, ad esempio, il recente gesto servile del turpe De Ruggero, che ha ringraziato il generale Alexander per aver rispettato quei monumenti che le bombe dei liberatori martellano da oltre un anno, seminando ovunque le più sacrileghe distruzioni. Nel quadro di tale sistematica ipocrisia dobbiamo scrivere altresl i risultati del congresso della sinistra cristiana, in quanto essa ha cambiato nome, ma ha conservato intatta l'originaria sostanza. Infatti, in uno dei punti che, secondo questi cattolici di nuovo genere, dovrebbero offrire la sicura ricetta della rinascita, è esplicitamente auspicata una stretta unità di azione con i partiti socialista e comunista. In altre parole, pieno connubio tra il diavolo e l'acqua santa, tra sacristia e Comintern, tra senza Dio e chierici più o meno vaganti alla ricerca del favore popolare.

Potremmo, a tale proposito, citare un caso di questi giorni, che dimostra, oltretutto, quanto sia, come dire, aleatoria la progettata alleanza: il primate di Lituania e due vescovi sono stati trucidati dai bolscevichi, come primo saluto all'Europa cattolica. Il risveglio alla realtà di quanti si illudono di poter addomesticare il comunismo nei riguardi della religione potrebbe, dunque, essere assai amaro. Ma vi è dell'altro: questi cattolici vogliono l'epurazione più energica e vendicativa; vogliono trascinare dinanzi ai tribunali di guerra e punire, senza indugi, tutti i fascisti; praticano, insomma, anch'essi la carità cristiana sullo stesso metro seguito dall'altrettanto cristianissimo Tupini quando archiviò la grazia nei confronti del fascista Caruso, colpito da una sentenza mostruosamente illegale.

Fin qui il lato negativo, comune sino alla monotonia a tutti i partiti in cui si fraziona l'antifascismo. Ma quando, sia pure solo a chiacchiere, si tenta scendere al pratico, anche i cattolici sinistri vogliono la lotta contro il latifondo che il fascismo fermamente attuò in Sicilia, nell'Agro Pontino e in genere in ogni plaga della penisola; intendono affiancare le rivendicazioni delle categorie lavoratrici che sono cardine della Repubblica Sociale Italiana; ripudiano la monarchia come espressione di interessi reazionari e, sentite l'ultima, anch'essi ritengono che ogni sforzo sarà vano sotto il controllo che gli alleati esercitano sulla vita del Paese e se non saranno modificate le durissime condizioni dell'armistizio.

Qui li volevamo i cristiani sinistri, essi che dicono aver lottato per la libertà e che credettero averla trovata sotto la bandiera dei plutocrati e con l'ausilio delle loro armi. Oggi sono loro a confermarci che ogni attività italiana e ogni possibilità di ripresa sono paralizzate dalla volontà tirannica degli occupanti e dalle inique clausole di una capitolazione infamante. Chi l'ha firmata, chi l'ha avallata, chi l'ha accettata quella resa ignominiosa di un popolo, con la sua potenza militare quasi intatta, nel momento in cui si imponeva a tutti i cittadini, senza distinzione di partito, di ideologia, il più alto e il più sacro dovere, la difesa del suolo della Patria? Chi ha consegnato al nemico la nostra terra, le nostre risorse, le nostre conquiste, raggiunte a prezzo incalcolabile dì lavoro e di sangue? E chi ha dato l'Italia, mani e piedi legati, in preda alla vendetta del più esoso capitalismo?

I cristiani sinistri dicono persino che essi vorrebbero ancora combattere contro il nemico. Ma chi è il vero e unico nemico dell'Italia, della fede, del popolo, se non chi ha diroccato le chiese, infranto i focolari, seminato la morte e la miseria, avvelenato le coscienze, e che oggi, per confessione aperta dei suoi stessi complici, stringe sempre più le catene del servaggio sul corpo dilaniato della nazione?

Possiamo ammettere che la risposta sarebbe per i nostri avversari difficile, cosi come è tragicamente assurdo cianciare di libertà su di una terra che, a causa del tradimento, ha perduto l'indipendenza. Indipendenza che non si riconquista certo a colpi di ordini del giorno, anche se essi, come quello di cui si tratta, nascondano, tra le parole grosse e irose, un postumo e inutile atto di contrizione.