(Pubblicato in « La Rassegna nazionale », 1942)
di Ugo Ciuchini
È stato detto e ripetuto che il Fascismo è una religione ed una fede; non già nel significato proprio della parola, ma nel senso ch'esso ha il fervore, l'entusiasmo, la disciplina spontanea e là dedizione eroica di una fede.
E invero (ciò che spiega fra l'altro, il suo immediato e profondo successo) esso portò nella morta gora della vita politica italiana, in quel campo — cioè — che ne era considerato come il più refrattario, un afflato vivificatore di spiritualità, quasi un soffio potente di misticismo.
Nè il socialismo, nè il popolarismo erano riusciti ad elevare il tono della vita politica italiana; il primo per mancanza congenita di ogni spiritualità, stante la sua base materialistica, e il secondo, fra l'altro, anche per l'aridità spirituale del proprio condottiero che, malgrado l'abito talare, non aveva compreso le aspirazioni profonde e la immensa riserva di energie spirituali delle masse cattoliche che votarono pel partito popolare, creandone la rapida, ma effimera potenza; egli aveva mirato soltanto a farne un duttile strumento d'intrigo parlamentare, perdendosi nella schermaglia contingente e non peritandosi di accogliere in seno al partito giudei e massoni, più o meno dormienti, rinnegandone così implicitamente l'intima essenza cattolica.
Ma per il Fascismo, movimento di carattere pratico e concreto, non era sufficiente quel vago carattere di religiosità; occorreva che a questo corrispondesse una concezione religiosa della vita, una verità fondamentale che costituisse la base della dottrina del Fascismo.
La « dottrina del Fascismo » afferma che « il Fascismo è una concezione religiosa, in cui l'uomo è veduto nel suo immanente rapporto con la legge superiore, con una volontà obbiettiva che trascende l'individuo particolare e lo eleva a membro consapevole di una società spirituale » e che « la concezione fascista della vita è una concezione spiritualistica, una concezione etica ». Importantantissime affermazioni di principio.
Le concezioni religiose della vita sono state quante sono le fedi; quelle spiritualistiche sono tante quante sono le filosofie con indirizzo spiritualistico, a cominciare dal razionalismo di Kant e dall'idealismo di Fichte, di Schelling e di Hegel, a finire all'idealismo attualistico di Giovanni Gentile e all'ultimo idealismo soggettivista e relativista, il cui ultimo verbo si sintetizza nella sbalorditiva definizione della verità: « La verità è quella in cui uno crede ». Anche le concezioni etiche della vita sono tante quante sono le concezioni filosofiche, a cui si ricollegano. Varrone, fin dai suoi tempi, faceva risalire a qualche centinaio i sistemi di morale possibili: chi poneva il fondamento della morale nella ricerca del piacere (epicurei), chi nell'astinenza dal piacere (stoici), chi nel conseguimento della verità (platonici...).
A quale di queste fedi, di queste concezioni filosofiche spiritualistiche e di queste dottrine etiche si ricollega la religiosità, spiritualità ed eticità del Fascismo?
Il Duce già ebbe a scrivere: « Io vorrei si creasse la filosofìa del Fascismo italiano ». In occasione dell'apertura della scuola milanese di propaganda e cultura, scrisse al compianto Michele Bianchi una lettera, in cui affermava la necessita, per il Fascismo, di darsi un corpo di dottrina; e non è possibile un corpo di dottrina senza ricollegarlo a una concezione del inondo e della vita, cioè a una filosofia.
Ma a quale delle varie dottrine filosofiche che, attraverso i secoli, si sono succedute e si vanno succedendo, come i marosi di un oceano mai quieto, da quelle dell'Eliade a quelle dell'epoca moderna e contemporanea, spesso in antitesi fra di loro, attingerà le proprie basi la filosofia del Fascismo?
Tale problema è stato risolto una volta per sempre l'il febbraio 1929, con la firma del Trattato Lateranense, in cui all'articolo primo si proclama che lo Stato italiano è Stato cattolico: « il che è perfettamente naturale in un popolo cattolico qual'è il nostro, in un Regime qual'è quello Fascista (Mussolini) ».
Uno Stato che si professa cattolico, ammette con ciò stesso la verità della dottrina religiosa bandita dalla Chiesa e, conseguentemente, deve tener conto, in tutte le sue illazioni logiche, della rivelazione divina, fondamento primo ed essenziale del Cattolicismo; ha quindi il Fascismo una concezione generale della vita e del mondo, che non è in contrasto con la verità rivelata.
D'altro canto, se, come ha scritto il Duce, « lo Stato è la coscienza, e la volontà della Nazione, lo spirito e la volontà della Nazione », logicamente esso deve avere la religione, cioè, la teologia e la morale della Nazione. Nè questa sua adesione integrale alla religione cattolica lede la libera autonomia e sovranità dello Stato, che anzi la conferma, in quanto esso ne fa libero e ragionevole uso, accettando il contenuto dogmatico ed etico della religione cattolica che considera « vera » e quindi « giovevole allo Stato stesso, per l'« optimum » etico che tende a realizzare tra il popolo ».
Perciò « la dottrina del Fascismo trova le sue basi fondamentali in una concezione generale della vita e del mondo, armonizzante con quella cattolica ». Non può quindi che riallacciarsi al Credo ed alla morale cattolica, non può che riallacciarsi ad una filosofia che sia in armonia con la Fede e con la morale cattolica.
E questa filosofia non può essere che la filosofia tradizionale italiana, di Tommaso d'Aquino, di Vico, di Rosmini, di Gioberti. Essendo il Fascismo affermazione di valori nazionali, anche nel campo della speculazione filosofica dobbiamo conservare la nostra netta fisionomia nazionale, riallacciandoci alle correnti tradizionali del pensiero filosofico italiano.
È stato da taluni osservato che in Italia, dove mai ha fatto difetto il vigore e l'originalità degl'intelletti, la filosofia avrebbe taciuto, perchè asservita alla Fede.
È invece, da dire che la mentalità italiana pratica e concreta, plasmata di naturale buon senso (anche gli antichi romani, menti sane e quadrate, non si perderono molto dietro le elucubrazioni filosofiche), non si è mai abbandonata alle più strane e contradittorie speculazioni filosofiche, perchè, dopo avere elaborato, specialmente con Tommaso d'Aquino, i risultati ultimi cui il genio umano era giunto con la filosofia dell'Eliade, aveva gettato le basi granitiche di quella filosofia « universalis et perennis », che è la filosofia della verità.
Di fronte alla nostra ragionata affermazione che la dottrina del Fascismo (l'unità della coscienza dell'italiano nuovo non può ammettere in sè una contraddizione tra Fede e Filosofia), si riallaccia alla tradizionale filosofia cattolica italiana, i farisei del tempio della moderna filosofia si stracceranno scandalizzati le vesti; i politicanti, dalla vista più corta di una spanna, i sofistici esegeti impegolati ancora di laicismo massonico sorrideranno con un ambiguo scettico sorriso, quasi di compatimento...; ma gli uomini retti e veramente pensosi della sortì avvenire della Patria, coloro che desiderano di rinvigorire sempre più la Nazione nella sua intima fibra morale, forza inconcussa e imperitura degli Stati: coloro che, con vivissimo affetto, auspicano ansiosamente il pieno risorgimento spirituale, morale, civile, nonché la vera grandezza e potenza politica dell'Italia imperiale, non potranno che annuire.
Noi crediamo che la nuova civiltà che il Fascismo prepara sarà un nuovo originale stadio della civiltà romana e cristiana, inserito nella massa delle forze nuove che caratterizzano lo stadio attuale dell'umanità.
Noi crediamo che il Fascismo, per graduale e naturale svolgimento della sua intima essenza, si andrà sempre più compenetrando di spirito romano e di etica cristiana, per quindi raggiungere, con questi, l'apogeo della sua grandezza e del suo splendore, il primato della sua vera grandezza e potenza, auspicato dai nostri grandi.
L'inserimento della concezione fascista della vita sul sistema filosofico cattolico, col quale già nel fatto, per la logica interiore dello sviluppo storico del Fascismo, coincidono molti principii fondamentali della sua dottrina, mentre farà salva l'originalità storica del Fascismo, non ne comprometterà neppure l'originalità degli ulteriori sviluppi, perché la politica fascista, pur nell'adesione ai fondamentali principii etici cristiani, conserverà tutta la propria autonomia e originalità nella scelta dei mezzi pel raggiungimento dei fini propri dello Stato.
La tradizione romana e cristiana ha dato al Fascismo i fondamenti primi della sua dottrina, la quale in tal modo attingerà il suo valore supremo da un'etica sovrannaturale e divina, mentre l'attitudine dinamica ed eroica del Fascismo non sarà senza influenza sulla vita cattolica, recando indirettamente un apporto nuovo di energia e di vita nella religiosità tradizionale, fatta spesso di semplice abitudine e inquinata talora di una qual certa mollezza, contraria all'essenza del Cristianesimo, che è milizia, spirito e vita, fino al culmine della santità e dell'eroismo.