Saturday, 10 March 2012

I boia inintelligenti

(Pubblicato in « Corrispondenze Repubblicane », 9 marzo 1945)

di Anonimo

Da un ospedale di Roma, dove era stato ricoverato per scompensi cardiaci, il generale Roatta taglia la corda. Fugge. Evade, per dirla in linguaggio carcerario. Come? Questo lo sanno i suoi complici di Roma, ma non lo diranno. Chi sono ? Evidentemente i suoi amici. Ma chi erano i suoi amici ? In quali sfere della popolazione devono essere ricercati i suoi amici? Non certo tra i fascisti. Dopo le leggi reazionarie dei sei partiti democratici, i fascisti non circolano più: sono o in galera o nei campi di concentramento. Nonostante ciò essi devono esistere in qualche luogo e, anche se reclusi o concentrati, turbano i sonni di quei gruppi di inintelligenti e autentici traditori venduti ai Governi di Londra, Mosca e Washington. Comunque.Roatta non aveva amici tra i fascisti, non ne ha mai avuto. Per i fascisti Roatta è l'uomo di Badoglio, il più intimo fra gli amici del maresciallo capitolardo, è un complice del colpo di Stato, è uno dei preparatori dell'armistizio, anch'egli ha aperto le porte della Patria al nemico, è vigliaccamente anch'egli, tra 1'8 e il 9 settembre, fuggito da Roma per Pescara. È stato al Governo con Badoglio a Bari, è un uomo, insomma, che se dovesse cadere per avventura nel territorio della Repubblica Sociale Italiana, avrebbe ciò che i traditori come lui meritano: una congrua razione di piombo nella schiena. Signori del Governo di Roma: Roatta è vostro, soltanto vostro, ha .servito voi e soltanto voi. Coloro che lo hanno aiutato a fuggire sono nei vostri immediati paraggi e, se volete spingere lo sguardo un poco oltre le frontiere, non incontrerete per caso le misteriose iniziali I. S. (Intelligence Service), che spiegano molti avvenimenti antichi e recenti della politica mondiale? Poiché, giova ricordarlo, Roatta è piemontese, anzi savoiardo, legatissimo alla dinastia, ed è noto ai frantumati paracarri di quel che furono, un;giorno, le bellissime strade italiape che fra le due dinastie, quella di Londra: e quella di Roma, è stato suggellato un patto che reca l'avallo di Churchill. Se c'è quindi un « affare», uno « scandalo » nel quale i fascisti sono assolutamente estranei, è la fuga di Roatta, ma per gli inintelligenti boia di Roma anche la fuga di Roatta serve a scatenare nuove persecuzioni contro il fascismo, nonostante che essi lo abbiano le altre volte proclamato esausto e defunto. Infatti il Consiglio dei ministri ha nominato una commissione di quattro ministri, col compito:

a) di elaborare rapidamente misure di riorganizzazione dell'alto Commissariato per le sanzioni contro il fascismo, specialmente nelle parti relative alla punizione dei delitti fascisti;

b) di predisporre una legge che punisca ogni tentativo di riprendere sotto qualsiasi forma l'attività fascista;

c) di stabilire le norme giuridiche per le sanzioni contro i fascisti del nord Italia. Nessuno attenda da noi, fascisti del nord Italia, una parola di protesta contro queste minacce e misure di repressione. Crediamo che esse lascino indifferenti anche i camerati di oltre Appennino. Sono tanti e non era dunque male che fossero tanti, nonostante le ipersensibili insofferenze di coloro che avrebbero voluto il Partito ridotto a una minoranza esigua, raccolto in una purissima torre di avorio fino. Sono tanti che non si riuscirà mai ad estirparli. Anzi per lunghi anni gli antifascisti di Roma hanno tuonato che le persecuzioni non fanno che ingagliardire la. fede dei perseguitati. Non capiscono oggi che, se ciò è vero per loro, lo è anche per il fascismo? E a più forte ragione, poiché essi non sono che miserabili larve del passato, evocate alla ribalta della storia da una nefasta capitolazione militare, mentre il fascismo rappresentava, rappresenta e rappresenterà sempre più un complesso di idee destinate a dominare il futuro dei popoli.

Che gli introduttori del sistema tipicamente bolscevico e slavo del colpo di pistola alla nuca per gli avversari pensino e progettino l'esecuzione in massa può anche darsi, ma questo non potrebbe non lasciare indifferenti i fascisti del nord Italia, i quali oramai sono abbastanza inquadrati e sufficientemente armati per applicare la legge del taglione.

Ciò che appare veramente come un segno della perversione dei cervelli è che misure del genere siano approvate da un democratico cristiano, da un cattolico osservante e praticante, dall'ex-bibliotecario del Vaticano Alcide De Gasperi, oggi ministro degli Esteri della luogotenenza badogliana e roattiana. Anch'egli, già agnello del Vaticano, urla con i lupi del Cremlino. Se verrà, come verrà, il giorno della grande « battuta », Alcide non sarà dimenticato. Anche se si ricamuffasse da agnello, sarà trattato da lupo.