Saturday 10 March 2012

I democratici senza democrazia

(Pubblicato in « Corrispondenze Repubblicane », 2 settembre 1944)

di Anonimo

Come i polli di Renzo, i partiti antifascisti dell'Italia invasa si beccano tra loro. E Churchill, manovrando le fila degli intrighi politici che si svolgono a Roma, ha tutta l'aria di divertirsi in questo gioco. Egli si è voluto togliere il gusto di lanciare un messaggio agli italiani; messaggio che, è bene dirlo subito, non può essere giunto a segno nemmeno in minima parte, poiché di Churchill gli italiani ricordano bene un altro messaggio, quello sulla guerra scientifica, che tante sciagure preannunciò e tanto bene dipinse la natura feroce dell'uomo e della razza dalla quale egli discende.

D'altra parte Churchill ha voluto evidentemente parlare soltanto a una determinata sottospecie di italiani: quelli che sono ancora disposti ad accettare promesse e lusinghe dal nemico che ha voluto ridurre in rovine la nostra terra. Ecco perché i rappresentanti dell'antifascismo romano si sono gettati avidamente sul messaggio di Churchill per trarne alimento alla loro stanca propaganda comiziaiola. Ma, come sempre, Churchill ha alternato la carota al bastone; e gli antifascisti ne sono usciti scornati, soprattutto per due affermazioni contenute nel messaggio che li hanno veramente colpiti come due grosse legnate. Churchill ha dichiarato che non il solo fascismo ma tutto il popolo italiano è responsabile delle sciagure della guerra e, quindi, tutto il popolo italiano dovrà pagare. « Come? », esclamano gli antifascisti. « Ci ritenete tutti responsabili? Ma se voi inglesi e americani e sovietici avete sempre dichiarato di fare la guerra al fascismo e non al popolo italiano, a cento tiranni fascisti e non ai 45.999.900 tiranneggiati! ».

Già la propaganda fascista lo diceva da un pezzo che si trattava di puerili menzogne, che il nemico era semplicemente il nemico, che l'Italia era osteggiata in quanto tale, in quanto massa umana e civile bisognosa di determinate espansioni e desiderosa di determinate mete. Quella era, naturalmente, la falsa, l'assurda, l'incendiaria propaganda fascista, poiché in realtà gli inglesi ci amavano, gli americani ci adoravano, i bolscevichi deliravano per noi. Quella era la trama orrenda dei mussoliniani, mentre in verità tutti i popoli tessevano per noi cantici d'amore. Ma il cannone ha tuonato, contro di noi, da ogni parte, e gli aerei nemici hanno subissato di bombe l'Italia e gli italiani, fascisti e no, le navi nemiche hanno vomitato bombe sulle coste italiane senza discriminazione di bersagli, le orde nemiche hanno calpestato l'Italia senza distinguere le zolle fasciste dalle zolle antifasciste. Sono passate su tutto. L'onore che hanno straziato era ed è l'onore d'Italia, perché l'onore fascista, grazie a Dio, è rimasto sempre intatto; il sangue che per esso è stato versato a fiumi era ed è il sangue degli italiani. E adesso, per bocca di Churchill, lo dicono chiaro, adesso che il gioco è fatto, non hanno nessuna difficoltà a spiegare ìl sistema del quale si sono serviti.

Ma gli antifascisti dì Roma sono un po' duri di comprendonio. C'è qualcuno, per esempio il giornale socialista Avanti l, che ancor oggi protesta e dice a Churchill che sarebbe ingiusto far pesare la responsabilità della guerra su tutto il popolo italiano, quasi che fosse possibile convincere Churchill proprio di quello di cui, da buon inglese, non ha mai voluto e non vorrà mai convincersi, perché ogni buon inglese è un implacabile nemico degli italiani in quanto tali.

La seconda bastonata, Churchill l'ha data ai suoi servi di Roma, quando ha ammonito gli italiani a « non ricadere nuovamente negli artigli del sistema fascista totalitario, in qualsiasi modo esso possa camuffarsi », e a stare in guardia « contro i partiti senza scrupoli che corrono dietro al potere ». Qui i polli hanno cominciato a beccarsi con furia moltiplicata. Sentendosi quali più quali meno tutti in difetto di lesa democrazia, tutti si sono gettati ad accusare qualcuno. I monarchici, per bocca del loro quotidiano Italia Nuova (oh! delizie dell'Italia· nuova all'ombra della screditatissima monarchia!), affermano che il monito di Churchill si riferisce al Comitato di liberazione nazionale, il quale viene accusato di istituire « un nuovo oppressivo monopolio politico ».

I democratici cristiani, attraverso il giornale Il Popolo, affermano, tanto per non sbagliare, che l'ammonimento di Churchill è diretto « contro gli intrighi sia di destra che di sinistra ». Il Corriere di Roma, giornale che si pubblica, come dice eufemisticamente il corrispondente della Reuter, Sprigge, « sotto gli auspici alleati », vale a dire grazie all'oro angloamericano, se la prende-apertamente con i comunisti, rilevando che gli organi comunisti haE.no pubblicato il messaggio di Churchill in un testo riassuntivo, omettendo il passo nel quale si ammonivano gli italiani a non farsi ciurlare da false democrazie e a guardarsi dai partiti senza scrupoli. Omissione che ha scandalizzato Candiqus, il quale, dimenticandosi delle belle frasi sulla libertà di stampa, ha lanciato l'altra sera il suo Quos ego... contro i comunisti italiani, accusandoli di aver « mancato di riguardo » alla sacra persona di Churchill.

Ma il giornale comunista Unità, spalleggiato dal socialista Avanti!, ribatte che i veri reazionari sono i monarchici e che è contro di loro che Churchill ha voluto mettere in guardia gli italiani. L'Avanti! scrive che bisogna lottare contro gli interessi reazionari coalizzati, oggi come ieri, attorno alla monarchia, « rompendo la tregua » imposta « dalla volontà degli alleati ». E l'Unità paventa che il fascismo « rinasca dalla stessa fonte da cui nacque già una volta ». La Voce Repubblicana, poi, si lascia addirittura prendere da convulsioni isteriche, e scrive:
« Il castigo più crudele per l'Italia sarebbe che gli alleati appoggiassero la monarchia. Possiamo sopportare tutte le catene, ma non certo questa; e se volessero imporcele, sapremmo spezzarle ».
Chi sono, dunque, i veri democratici nell'Italia invasa? E chi sono gli autentici reazionari? In verità nessuno è democratico e tutti sono reazionari. Non sono democratici neppure i... democratici, in quanto il Comitato di liberazione nazionale, che li rappresenta, viene accusato, come si è visto, di tendere ad un monopolio politico. Non sono democratici i monarchici, i quali hanno la nostalgia della dittatura militare di badogliesca memoria. Non sono certo democratici i socialisti e i comunisti, che mirano a instaurare, sotto forma più o meno accentuata, la dittatura bolscevica in Italia. Nessuno dei partiti antifascisti potrà mai essere autenticamente democratico, poiché tutti si disinteressano dell'elemento base della vera e sana democrazia, vale a dire del popolo.

Il popolo, nell'Italia invasa, ha fame, ed ha fame soprattutto per colpa degli angloamericani. Ma gli angloamericani sono i padroni e i partiti cosiddetti democratici si profondono in inchini a Churchill, voltando le spalle al popolo. Il popolo chiede che prevalgano le forze della ricostruzione, ma gli angloamericani vogliono che l'Italia sia distrutta e i partiti cosiddetti democratici accentuano le distruzioni sul piano materiale e su quello morale, perché Churchill le approvi. La loro ansia distruttiva non ha neppure il pregio della novità. Sono tutti reazionari, e si tratta di una reazione che meglio potrebbe dirsi retrodatazione, in quanto tende a riportare l'Italia indietro di un quarto di secolo, nelle stesse lotte, nelle stesse rovine, nelle stesse drammatiche incertezze che caratterizzarono il periodo dell'altro dopoguerra; con la differenza che questa volta i lutti sono enormemente più vasti. L'unico partito che ha della realtà un concetto esatto - e che peraltro non appartiene alla schiera dei movimenti antifascisti legalizzati - è quello che radio Bari ha definito l'altra sera il « partito della pagnotta », a cui aderiscono tutti coloro che nell'Italia invasa si sono ormai dichiarati stanchi di chiacchiere e desiderosi soltanto di essere meglio nutriti. Ma il partito della pagnotta è estraneo alla nostra discussione poiché il messaggio di Churchill non lo interessa. Esso, infatti, attende soltanto un pane; quel pane che gli angloamericani avevano ripetutamente e solennemente promesso agli italiani e hanno poi, per una semplice distrazione, dimenticato di portare.