Friday, 9 March 2012

Italia e Germania

(Pubblicato in « Gerarchia », 6 giugno 1938)

di Hermann Goering

Adolfo Hitler è la Germania. La Germania intiera accompagna col pensiero l'amato Führer durante il suo viaggio attraverso la bella Italia. E quando il Führer e Cancelliere della Grande Germania porgerà, alla stazione della Città eterna, la mano amica al magnifico Duce del potente Impero d'Italia, l'atto vorrà significare che Adolfo Hitler presenta alla Casa dei Savoia, al popolo italiano ed al Capo inviatogli dalla Provvidenza, i cuori di 75 milioni di Tedeschi. Il mondo vedrà anche, in tale occasione, la gioia di tutti i Tedeschi che vivono oltre le frontiere del Reich e in special modo di quelli che in Italia hanno trovato una seconda patria. Così l'amicizia di due Uomini, nata dalla stima reciproca e dagli alti ideali comuni, trova la sua più eloquente espressione nell'amicizia dei due popoli da essi guidati.

L'intesa italo-tedesca non si basa sopra patti conclusi dopo lunghe discussioni parlamentari e democratici voti di maggioranza. Questa amicizia non si fonda sopra documenti di carta di vecchio stile. Essa è una vivente realtà creata dai Capi delle due Nazioni: una realtà da loro temprata nello svolgimento burrascoso dei tempi. Dal sincero cameratismo di due Uomini è nata l'amicizia di due popoli.

Sono rimasti indimenticabili i giorni dello scorso autunno, i giorni del viaggio del Duce in Germania. E non dimenticato è rimasto tra di noi il discorso che il Primo Maresciallo dell'Impero, il Primo Fascista del suo Paese, pronunciò al Campo di Maggio. Un immenso entusiasmo circondava il Duce nel momento in cui egli, con franche e virili espressioni che interpretavano i sentimenti del suo popolo, ringraziava la Germania e assicurava che l'Italia non avrebbe mai dimenticato il contegno leale e amichevole del popolo tedesco durante la lotta in Abissinia.

Sei mesi dopo, e cioè qualche settimana or sono, spettava a noi Tedeschi di ringraziare il popolo italiano per la comprensione dei nostri interessi nazionali, in occasione dell'annessione dell'Austria al Reich. Questa gratitudine è stata manifestata dal Führer nello storico telegramma al Duce, espressione e manifestazione di tutto un popolo. Così i nostri Paesi, in giorni decisivi della loro storia recente, sono rimasti fedeli a questa amicizia che Benito Mussolini e Adolfo Hitler avevano stretto.

I legami di questa amicizia rimarranno. Per volontà dei due Capi che guidano l'Italia e la Germania, questa intesa durerà eternamente.

Fascismo e Nazionalsocialismo rimarranno uniti non soltanto perchè essi hanno una stretta rassomiglianza nelle manifestazioni esteriori. Le radici di questa unione sono profonde. Fascismo e Nazionalsocialismo sono sorti per lottare contro il pervertimento sociale bolscevico, contro l'odio e il rancore, contro la demagogia e la politica materialistica. Dall'uragano liberatore sono nate due gloriose Rivoluzioni ispirate agli stessi ideali per la Patria e per il popolo. Guidate da Uomini posti alla loro testa dal destino, dirette da Uomini che hanno la medesima ardente volontà, il medesimo ardire nelle decisioni, la medesima saggezza nell'agire e nel pensare, oltre all'incomparabile autorità che emana dalla loro personalità, queste due Nazioni hanno prodotto forze creatrici che hanno saputo annientare tutto quello che era contrario all'interesse del popolo.

Le due Nazioni hanno ricostruito e sviluppato la loro economia su basi nazionali. Tanto al nord quanto al sud del Brennero, dominano il lavoro e la produzione e — al centro di qualsiasi piano economico — campeggia la figura dell'uomo lavoratore. Tanto in Germania quanto in Italia si è fatto in modo che ciascuno, nell'àmbito delle proprie legittime aspirazioni, obbedisca alle supreme esigenze del bene pubblico politicamente determinato. L'Italia e la Germania potevano sottrarsi così anche alle rovinose vicissitudini dei cambi e delle manovre speculative. Ardite e risolute, esse dominano il loro destino con salda mano. I due Paesi si scambiano i prodotti attraverso amichevoli rapporti commerciali, utilizzano con assidua diligenza e con decisione incrollabile i tenori del loro suolo per aumentare il benessere nazionale. L'uno e l'altro hanno intensificato e aumentato mediante una perfetta utilizzazione tecnica e scientifica le loro superfici coltivabili; prodotto nuove materie, procurato nuove sorgenti di produzione e in tal modo rafforzato la potenza militare ed economica della Nazione.

Le relazioni commerciali italo-tedesche — che offrono, dopo l'annessione dell'Austria alla Germania, possibilità ancora maggiori — costituiscono un esempio eloquente del fatto che il commercio internazionale fra due Stati autoritari, provvisti di una complessa economia e di una rigida politica economica nazionale, può essere molto fiorente.

Solido ed incrollabile, l'Asse Roma-Berlino è quindi anche una testimonianza che gli interessi nazionali non devono necessariamente urtarsi, e che una piena e amichevole cooperazione costituisce la più sicura garanzia per la pace del mondo.