(Pubblicato in « Gerarchia », 6 giugno 1938)
di Joseph Goebbels
Le indimenticabili impressioni della grandiosa manifestazione popolare dello scorso settembre nella Capitale del Reich sono ancora vivissime nel popolo tedesco. Così, in questi giorni in cui il Führer del Reich nazionalsocialista si incontra nuovamente col fondatore dell'Impero fascista, nel Paese della millenaria storia di Roma, lo accompagnano i pensieri e i cuori dell'intero popolo tedesco. Questi splendidi giorni hanno un valore molto più grande di una semplice visita di cortesia. Essi rappresentano l'entusiastica testimonianza dell'incrollabile amicizia fra le due potenti Nazioni.
Benito Mussolini ha rievocato un giorno una frase di Enrico Treitschke: « Sono gli uomini che creano la storia ». Queste parole si applicano nella maniera più visibile ad un Uomo il quale — fenomeno della volontà e dell'ideale — rompeva con la politica dei gruppi e dei partiti, del liberalismo, del materialismo e del parlamentarismo e iniziava il felice tentativo di riunire gli uomini sotto il segno di una nuova forma di organizzazione, dando loro un nuovo ideale sociale e nazionale ed elevandoli ad un nuovo livello politico e nazionale. La Rivoluzione fascista costituisce la vittoria di una gioventù che, attraverso la prova del fuoco della guerra mondiale, si era fatto un nuovo concetto dell'ordine politico, ben differente da quello del vecchio mondo liberal-democratico. Questo nuovo atteggiamento spirituale dell'Italia fascista, suscitato da una nuova personalità, temprato dal cammino cruento verso il potere che costò al movimento fascista circa 5000 morti, fu la base principale del nuovo Impero Romano, che non sarebbe mai stato neppur concepito senza il suo grande Fondatore, Duce del suo popolo.
Questa giovine Italia fascista è ricca di forze creatrici. Non è necessario dimostrare che l'Uomo il quale ha portato a termine quest'opera grandiosa deve essere un uomo di razza e di mente altissima. In lui si congiungono giovinezza e volontà. Queste facoltà, che sono tipiche di un vero capo, hanno avvicinato Mussolini al cuore del suo popolo. All'atteggiamento dello spirito liberale, ormai sorpassato, egli ha opposto un romanticismo rigido, virile ed eroico che riempie ormai tutto il nostro secolo e che rappresenta l'essenza stessa del Fascismo. Così il Fascismo è la forma tipica italiana dell'atteggiamento originale di un popolo che si eleva spiritualmente, alla stessa guisa che il Nazionalsocialismo ne rappresenta la forma tipica tedesca.
Sotto la guida del suo Führer, il popolo tedesco ha percorso un uguale cammino di un inaudito sviluppo storico. Non aveva, quindi, bisogno di sforzarsi per comprendere la nuova Italia, come altri popoli i quali pensano ancora oggi che la guida di un capo significhi dispotismo e la disciplina popolare schiavitù. Qualche particolare atteggiamento spirituale distingue la Germania nazionalsocialista dall'Italia fascista: ma uguale è lo spirito che anima i nostri due popoli: uguale è l'imperativo storico che ci incombe ed uguale è la volontà scevra da compromessi nel mantenimento della forza delle nostre Nazioni che deve essere una efficace garanzia per la pace d'Europa.
Ecco perchè il popolo tedesco saluta in questi giorni attraverso il suo Führer l'Impero fascista e il suo Fondatore, col sentimento di una cordiale amicizia solennemente confermata dai fatti.