Friday 9 March 2012

Rivolta ideale in Europa

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 18 ottobre 1935)

di Scrittore fascista

Le sinistre decisioni di Ginevra tengono l'Europa in una inquietudine grave. Le cosiddette « sanzioni » - contro una potenza che è colonna basilare della sicurezza- continentale, in difesa di uno pseudo Stato barbarico e negriero, per una lontana e circoscritta operazione di carattere strettamente coloniale - recano un nuovo perturbamento nel travaglio della lunga crisi derivata dalla conflagrazione mondiale. Stati grandi e piccoli, la cui economia è paralizzata dalle muraglie doganali, dal depauperamento aureo e dall'onere di una disoccupazione che colpisce milioni di uomini e che non ha riscontro nella storia, sono oggi colpiti da nuove limitazioni, imposte da una egemonia dittatoriale, in nome di interessi particolari e perciò stesso antisocietari e antieuropei, limitazioni di nuovissimo conto, di cui nessuno può prevedere le ripercussioni ultime, ma che già gravano come una oscura minaccia sulla vita europea e mondiale.

Rileviamo subito che l'epicentro di questa inquietudine è ormai nettamente spostato al di fuori della vertenza coloniale italo-etiopica. Malgrado le ipocrisie ginevrine e la frode giuridica di sentenze coatte, l'Europa avverte che la questione in corso sul lontano acrocoro tigrino non tocca minimamente interessi di carattere generale. La vertenza poteva essere risolta per via societaria, con un mandato di cui più nessuno co_ntesta l'urgenza, e che spettava di giusto diritto all'Italia, per impegni giuridici sottoscritti da Inghilterra e Francia, confermati dal Governo di Londra nel 1925 (cioè dopo il Covenant e dopo l'ingresso dell'Etiopia a Ginevra), e infine ratificati nel loro pieno vigore dal Comitato dei cinque, organo societario, con firme della stessa Inghilterra e della Francia. Resa impossibile una soluzione pacifica, per .deliberati da cui l'Italia fu esclusa (e che, confermando nell'Etiopia gli interessi anglofrancesi, misconosceva quelli italiani), si è iniziata un'operazione di self-protection, che di per sé non turba né la tranquillità mondiale, né quella europea.

Inoltre si è reso ormai evidente che le operazioni italiane sul lontano altipiano etiopico recano la liberazione fra popolazioni oppresse, angariate e sistematicamente razziate, cosicché, se il sinedrio societario, sotto un'imposizione dittatoriale, parteggia per gli oppressori contro Rileviamo subitol'Italia, la coscienza europea in larghi settori comincia a prendere posizione per la causa degli oppressi, liberati dall'Italia.

L'inquietudine deriva, per contro, dalle oscure minacce di un conflitto europeo. La distensione invocata con l'abrogazione delle misure nel Mediterraneo, non ha trovato favore di ambiente. Quelle misure non sono state richieste dall'Europa e sono esse che turbano l'Europa.

L'incubo di un'estensione del conflitto agita soprattutto la Francia. Oltre ottocento personalità delle lettere, dell'arte, della politica, il fiore dell'intelligenza francese, ha lanciato un appello di solidarietà coll'Italia contro le forze oscure che vorrebbero spingere l'Europa verso una nuova catastrofe. La Francia, cavalleresca e generosa, .pronta_ ancora a battersi per la difesa e per la sicurezza dell'Europa, grida la propria indignata esacrazione di fronte alla minaccia di un conflitto, dietro cui si vede la manovra del bolscevismo. Stéphane Lauzanne scrive nel Matin: « No! Qualunque cosa avvenga, la Francia non si batterà ».

De Kerillis, che conduce nell'Echo de Paris una coraggiosa, diuturna campagna in difesa della sicurezza europea, dichiara che la Francia, non avendo· voluto battersi a Fashoda, quando erano in gioco i suoi interessi, non si batterà per il Negus dei negrieri.

Ginevra si è posta dunque nettamente contro la sicurezza europea, contro la collaborazione europea, contro il sentimento europeo.

La rivolta ideale dell'Europa contro le oscure forze della catastrofe - nelle quali figura logican'ente e apertamente in primo piano il bolscevismo, cosa di cui va preso atto per l'oggi e per il domani - trovano eco nell'anima del grande popolo italiano.

Dove va l'Europa? E l'interrogativo tormidabile che tra vaglia la coscienza morale di un continente, ancora tormentato dal collasso dell'ultima conflagrazione.

Alle voci generose e risolute che giungono d'oltre frontiere, l'Italia ha già risposto con l'impegno sacro del suo capo: « Noi faremo tutto il possibile perché questo conflitto di carattere coloniale non assuma il carattere e la portata di un conflitto europeo ».

Le responsabilità sono nettamente definite.