Saturday, 10 March 2012

Spagna e alleati

(Pubblicato in « Corrispondenza Repubblicana », 31 dicembre 1943)

di Anonimo

A coloro che, come noi, seguono da vicino gli sviluppi della politica spagnola e li seguono con la simpatia che la Spagna merita per il suo grande passato, per il valore indiscutibile e tradizionale dei suoi soldati e per le alte qualità morali del suo popolo, non sono sfuggiti taluni sintomi che in questi ultimi tempi denunciano l'esistenza di una tensione crescente nei rapporti fra la Spagna e le cosiddette « nazioni unite ». Fino a pochi mesi fa gli alleati tenevano un contegno, se non cordiale, almeno corretto nei riguardi di Franco, della Falange e della Spagna in genere, ma oggi che gli alleati si illudono di avère oramai la vittoria sicura nel pugno, si assiste a un molto sensibile cambiamento di scena. La politica di neutralità che il Caudillo si riprometteva di seguire, e perché non era vincolato da trattati formali con alcuna delle potenze belligeranti e perché la nazione esigeva un periodo di sosta e di ricostruzione dopo gli eccidi sanguinosissimi e le distruzioni della guerra civile, è, come ogni politica di neutralità, arrivata a una specie di punto morto. Era da prevedersi.

Gli acuti scrittori politici dell'epoca rinascimentale italiana, da Machiavelli a Guicciardini, avevano lumeggiato i pericoli insiti nella politica di neutralità. Il Guicciardini, che a torto, secondo noi, viene collocato nella categoria, diremo cosl, minore dei « politici », aveva scritto nei suoi Ricordi che la « neutralità nelle guerre d'altri è bene a chi è potente, in modo che non ha a temere di quello di loro che resterà superiore, perché si conserva senza travaglto e può sperare guadagno dai disordini altrui; fuori di questo è inconsiderata e dannosa, perché si resta in preda del vincitore e del vinto ».

Questa considerazione del Guicciardini, di una logica che la storia ha ampiamente confermato, va meditata da coloro i quali sognano ancora che l'Italia avrebbe potuto, stracciando solenni trattati, rimanere neutrale, risparmiando sangue e facendo quattrini. È chiaro, anche per il cervello di un deficiente, che a guerra scoppiata nessun gruppo di belligeranti aiuta una nazione neutrale a rafforzare il suo apparato milttare e questo per ragioni di elementare prudenza. Tutt'al più vi daranno, attraverso un sistema di navicert od analogo, rifornì· menti normali, controllatissimi, che permettano anche ai belligeranti di ricevere determinate necessarie materie prime possedute dalla nazione neutrale, ma niente di più.

È quanto gli alleati hanno praticato nei riguardi della Spagna, specialmente in fatto di combustibili liquidi, nafta e benzina. La nazione neutrale non ha quindi la possibilità di armarsi per assidersi, a un dato momento, arbitra fra i belligeranti o difendersi dal prepotere del vincitore: essa è destinata a rimanere in balia di quest'ultimo.

L'atteggiamento degli alleati è già al margine della fase nella quale ogni politica di neutralità deve fatalmente sbo:care.

Il linguaggio degli alleati nei confronti della Spagna della Falange è sempre più minaccioso e brutale. Sotto l'imposizione e con l'aiuto sonante della nuova santa Alleanza di Teheran, si è costituita una « Giunta suprema di unione nazionale per la liberazione della Spagna », la quale dispone di una radio emittente, che si dirige agli spagnoli additando loro l'esempio dei « guerriglieri » russi; accusando i falangisti di « rovinare » la Spagna; consigliando di « far di ogni falangista bersaglio delle rivoltelle moscovite »; accusando, naturalmente, i falangisti di aver «rubato a man salva nelle casse dello Stato ».

Conosciamo questa monotona canzone. Franco è, naturalmente, colpevole, sempre secondo la radio emittente di cui sopra, « di trascinare la Spagna verso l'abisso », per cui è necessario « vibrargli il colpo finale » che dovrà liberare la Spagna.

Questa propaganda radiofonica, che si unisce a quella più o meno ufficiosa dei giornali anglosassoni, costituisce molto probabilmente la fase preparatoria di un aut-aut che gli aileati a un certo momento porranno davanti alla Spagna falangista. 

Misconoscerebbe la Spagna colui il quale ponesse in dubbio la risposta del Governo di un popolo cavalleresco, fiero, ottimo combattente quale è lo spagnolo.

Dopo una guerra civile, che fu veramente una guerra di liberazione dalla terribile minaccia del bolscevismo, dopo la recentissima micidiale esperienza vissuta, la Spagna non può soggiacere al ricatto degli alleati. Essa in tal caso raccoglierà le sue forze e difenderà fino all'estremo il suo glorioso patrimonio di valori politici, religiosi, mi- ,, litari, che costituiscono la sua vita, la sua storia e il suo futuro.