Friday 9 March 2012

L'umanita di domani nella visione dei giovani

(Pubblicato in « Gerarchia », 1943)

di Carlo Borsani

È naturale nei giovani l'ansia del domani, soprattutto quando il presente si identifica con una guerra diventata gradualmente « cosmica » quasi col ritmo di una trama crescente, costituendo cosi un diaframma oscuro e impenetrabile al di là del quale si dovrà pur fatalmente pervenire.

Al tentativo di superare ostacoli di sì complessa natura e di così vaste proporzioni per cui non una previsione ma soltanto un presagio è possibile a un tratto ci illumini, è necessario far precedere un esame obiettivo dei valori che si contendono il campo e delle possibilità rispettive di trionfo.

Esame per cosi dire delle cause che alla lar volta hanno mosso le forze, creando fenomeni destinati, dopo varia traiettoria, a lasciare i germi che matureranno nuovi fenomeni e stabiliranno nuove situazioni.

Altro è il carattere dell'imperialismo russo, altro quello dell'imperialismo fascista e altro ancora quello dell'imperialismo angloamericano.

Lo spirito russo è giunto a una coscienza imperialistica attraverso una organizzazione sociale dei popoli determinata non da leggi religiose o da criteri morali, ma da un fanatismo bruto e paradossale, da un imperio annientatore dell'individuo come individualità. Tale concezione sociale se potè realizzarsi in mezzo a un popolo facilmente impressionabile dai sistemi autoritari, nel senso di negatori della personalità umana, non potrà però mai realizzarsi tra popoli dove essere personali significa essere genialmente liberi e liberamente geniali.

Non è possibile perciò credere nella universalità di un'idea die, per ragioni soprattutto umane, non può trasformarsi in dottrina universale.

Se come è nell'insegnamento della storia e nell'ordine delle leggi naturali della vita, il lavoro e il genio degli uomini tendono a un unico grande fine che è la conservazione, la perfezione, la salvaguardia, in una parola il bene dell'umanità, è lecito chiedersi come sia possibile che una dottrina quale la bolscevica, nella natura e nello spirito anti-umana, possa svolgere un'azione che abbia ad interessare l'umanità.

Non solo tale dottrina non comprende e perciò non rispetta l'anima dissimile dei popoli, la loro tradizione, il loro istinto, e le loro manifestazioni, e non può aderire alle aspirazioni, ideali, ma neppure corrisponde alle aspirazioni fisiologiche e alle necessità pratiche di popoli fecondi e benèfici appunto perchè liberi.

Il punto della questione non è l'inquadramento delle capacità e delle energie spirituali e materiali dei popoli sotto un'unica spada, ma il coordinamento delle stesse capacità e delle stesse energie tanto più realizzatrici quanto più distinte secondo inconfondibili caratteri e istinti propri, allo scopo di un bene comune di cui ugualmente fruire.

Ora è pure evidente come, ammesso che non di solo pane vive l'uomo e cioè che i popoli come gli individui credono e hanno bisogno di credere nell'esistenza di un mondo della personalità in funzione di volontà e d'idea, neppure il verbo commerciale dell'imperialismo anglo-americano sia da ritenersi definitivo per l'umanità.

Noi non vogliamo negare che la soluzione del problema commerciale ed economico, interessante direttamente e fondamentalmente la vita dei popoli, non sia della massima importanza; ma soltanto vogliamo domandare se è sufficiente risolvere la questione materiale senza inquadrarla nella visione della più vasta e necessaria vita spirituale dei popoli. Giusto e degno è costruire perfetti i polmoni della società, ma assai più giusto ci sembra e più degno realizzare la respirazione indispensabile di tali organi.

Dunque non è possibile affidare il destino dell'umanità ad una sola delle premesse: la materialistica.

Ecco perchè è opportuno anzi urgente che lo spirito dell'imperialismo fascista, che è l'imperialismo romano e cristiano a un tempo, abbia a illuminare, a trasfigurare, a consacrare nell'interesse di tutti i popoli il verbo incompleto dell'imperialismo angloamericano.

L'Umanità di domani noi la vediamo così riemergere dal martirio dell'ora, purificata e riconfermata nella sua duplice missione: comunione di popoli e di nazioni, di imperi e di tradizioni, di interessi e di virtù, di opere e di genio.

La civiltà romana dovrà redimere la pseudo-civiltà anglo-sassone dando alla sua espressione mercenaria un contenuto spirituale e dovrà eliminare l'anti-civiltà russa come pericolo fondamentale alla comprensione e all'intesa dei popoli.

D'altra parte nessuno può negare a Roma il diritto e il merito di un verbo universale e perciò umano, perchè soltanto la sofferenza, la povertà e la virtù eroica della sua gente può in tal senso e in tale misura esprimersi.

Questa stessa sua umanità ci insegna a considerare i popoli nemici in quanto portano le armi, ma non a negare loro la possibilità di comprenderci e di collaborare dopo il sacrificio di una lotta ispirata a una cattiva volontà.

È un dovere di tutti purificare l'atmosfera e riconoscersi nel segno dell'umanità comune che è figlia non soltanto di Caino ma anche di Abete.