Sunday, 4 March 2012

Discorso al Senato, 11 dicembre 1931

Commemorazione di Enrico Corradini

di Benito Mussolini

Signori Senatori!

È con profonda commozione che, a nome del Governo e mio, mi associo alla nobile ed eloquente esaltazione che della vita e dell'opera di Enrico Corradini è stata fatta dal Presidente della Vostra Assemblea. Nessuno più e meglio del Vostro Presidente ha conosciuto più e meglio Enrico Corradini in tutta la sua azione di pensatore, di pioniere, di agitatore di idee e di moltitudini.

Si può dire di Enrico Corradini che Egli appare alla soglia del secolo attuale come l'annunciatore di un nuovo tempo imminente. La sua attività di scrittore politico comincia nel 1903 e continua sempre più intensa e sommovitrice e feconda fino a quel 1915 che è l'anno della grande voltata nella storia italiana, l'anno nel quale si vide che si poteva militare agli opposti lati e non essere lontani.

Ma il 1915 non si spiega senza porre tra i fattori che determinarono gli eventi la predicazione di Enrico Corradini, predicazione che era nel 1910 emigrata dai cenacoli fiorentini per scendere a battagliare più da vicino nel centro politico della Nazione e che era uscita dalla semplice formulazione dottrinaria per diventare attività quotidiana di gruppi organizzati. Era quasi nell'ordine naturale delle cose che il Partito che aveva nel suo programma la lotta contro il liberalismo, la massoneria, la democrazia ed il socialismo, finisse per incontrarsi con quegli evasi delle diverse scuole socialistiche i quali avevano avuto sempre in sommo dispregio almeno tre di quelle forze, contro le quali puntava impetuosamente e ormai vittoriosamente il nazionalismo corradiniano, e avevano combattuto anche una concezione del socialismo: quella del pratico, manovratore, accomodante riformismo parlamentare.

La guerra voluta e combattuta dalla parte migliore del Popolo italiano veniva a consacrare il trionfo di uno dei postulati che aveva infiammato nel primo decennio l'animo di Enrico Corradini, cioè la dimostrazione della capacità militare del Popolo italiano, la sua resistenza a sostenere un lungo sforzo guerresco e quindi il naufragio totale e definitivo di tutta quella falsa letteratura, debilitante ed in massima parte importata, secondo la quale l'Italia avrebbe dovuto seguire perennemente la troppo prudenziale e suicida politica del piede di casa.

Era fatale che nel 1922 si ripetessero gli incontri del 1915. Enrico Corradini, fondatore e creatore di un movimento che tanta parte aveva avuto nel primo quarto di secolo della storia nostra, comprese che il suo movimento, rimasto sempre minoranza, doveva ormai sfociare nel vasto fiume del Fascismo, nel quale confluivano tutte le masse dei combattenti e delle nuove generazioni e quelli che, battezzati dalla guerra, non avevano mai conosciuto la politica e i partiti, fiume che aveva travolto, con la Rivoluzione dell'ottobre 1922, tutta la vecchia classe politica italiana.

Enrico Corradini fu sostenitore e attuatore della fusione tra Nazionalismo e Fascismo operatasi necessariamente e lealmente nel 1923. Nessuno più di Lui meritava la retrodatazione della tessera. Egli non era soltanto del 1919, ma del 1896, non solo fascista della prima, bensì della primissima ora.

Enrico Corradini partecipò quindi, alla vita del Partito e del Regime. Fu gerarca e gregario fedele e disciplinato, membro del Gran Consiglio, componente della Commissione dei 18, collaboratore assiduo a tutta l'opera legislativa del Regime. La Milizia volontaria lo volle a suo Caporale d'onore in riconoscimento solenne di quanto aveva osato e compiuto in difficili tempi.

Altri in altra sede dirà di Lui come letterato, giornalista, drammaturgo, uomo politico. Mi sia concesso solo di porre in rilievo l'importanza Sua di pensatore. Pochi scrittori politici possono stargli a fianco e per solidità costruttiva delle idee e per conoscenza della Storia e per la forma semplice e maschia della Sua esposizione, doti queste che in particolare rifulgono nel Suo ultimo libro, sintesi delle Sue concezioni, che ha per titolo: «Unità e Potenza delle Nazioni». In questo libro le nuove generazioni fasciste troveranno larga messe di ispirazioni all'amore della Patria e una severa norma di vita. Poco fa il nome di Enrico Corradini fu evocato con l'appello che il rito fascista esige. Al « Presente! », gridato dalle Camicie Nere di Roma, hanno fatto spiritualmente eco le Camicie Nere di tutta Italia.