Nel quarto annuale del Tripartito
di Benito Mussolini
Quando il 27 settembre 1940 fu concluso il Patto tripartito tra l'Italia, la Germania e il Giappone si compiva un atto d'importanza storica in vista di quello che già appariva il fatale sviluppo della guerra allora in essere per la decisa volontà anglosassone: la conflagrazione mondiale.
Ma nel Patto era anche, secondo l'intendimento dei tre alleati, un ammonimento nella speranza che la guerra potesse non propagarsi al continente allora immune e che attraverso la limitazione del conflitto si addivenisse ad una nuova organizzazione mondiale sulla base del principio di giustizia internazionale enunciato nel preambolo del Patto stesso e cioè che tutte le nazioni devono avere il posto che a ciascuna spetta.
Il Patto a tre fu così una misura di difesa in vista di quel complotto che era già nell'aria e che le nazioni cosiddette democratiche già tessevano per colpire mortalmente le tre grandi nazioni che rappresentavano i valori e la forza dello spirito, il duro lavoro, il diritto alla pacifica espansione. Ma oltre che arma di difesa, il Tripartito era anche un pegno di responsabilità e di solidarietà nella grande opera che doveva dare al mondo un ordine nuovo, dove il diritto alla vita dei popoli giovani avrà giusto riconoscimento e le ingiustizie antiche saranno eliminate.
Non è dunque per passeggere contingenze politiche, bensì in armonia con la fatale logica della storia che, prima della prova suprema, si concludeva l'alleanza dei tre popoli, i quali nell'Occidente e nell'Oriente erano, con il loro regime di disciplina e di sacrificio liberamente accettato, gli enunciatori di una nuova epoca e di un nuovo modo di vita.
Gli avvenimenti che si sono succeduti di poi hanno dimostrato che giustificata era la volontà di difesa delle nazioni dal pane più scarso nei confronti di quei paesi che vogliono mantenere a ogni costo il possesso e il monopolio delle ricchezze materiali del mondo.
Tali avvenimenti sono storia di ieri: una provocazione quotidiana di tre paesi in una forma così diretta e preordinata che ha pochi precedenti nella storia; provocazione e atti di ostilità il cui esito non poteva essere che una estensione della guerra al mondo intero.
Il complotto che da qualche tempo covava a danno delle nazioni del Tripartito è diventato gioco aperto senza scrupoli. Nessun ritegno hanno oggi i nostri nemici, neppure nel campo della parola, nel quale essi sogliono essere tosi attentamente guardinghi, da proclamare che il fine della loro guerra è la completa e definitiva distruzione dei tre popoli.
Possono levarsi e si levano fra i nostri comuni nemici le voci più chiare o più ambigue a questo riguardo, ma la volontà è sempre una: cancellare dalla storia avvenire i nomi dell'Italia, della Germania e del Giappone.
Questa è la realtà che giova guardare virilmente in faccia in questo asperrimo momento della lotta. Bisogna non illudersi e non lasciarsi ingannare. L'Italia messa in ginocchio, ma non abbattuta, sa, per amarissima esperienza, quale sia l'animo dei nostri nemici, quale realtà si celi sotto le loro lusinghe propagandistiche. Per salvarsi e per salvare il futuro dei figli il cammino della storia e la via del destino devono essere seguiti fino in fondo, nonostante gli ostacoli, i sacrifici e i dolori.
Soltanto così un popolo dà la prova della sua maturità e del suo diritto a crearsi il suo avvenire.
Io chiedo agli italiani di guardare alle sublimi prove di patriottismo e di valore che danno il popolo germanico e il popolo nipponico e misurare così i loro spiriti scossi dal tradimento subito e la forza della fede.
Chiedo agli italiani di riflettere sulle condizioni di armistizio che, dopo l'Italia, furono imposte ad altri paesi; condizioni che ricordano la storica frase « Guai ai vinti ».
La Repubblica Sociale Italiana, che rappresenta l'Italia che tenne fede alla parola data, considera l'onore il più alto bene degli uomini e dei popoli, in quanto salvaguarda il presente e il futuro.
La Germania, il Giappone e l'Italia non possono essere vinti dal peso dell'oro, né dalla vastità dell'odio dei loro nemici, né dai loro mezzi materiali. L'Italia fascista repubblicana oggi riafferma fedelmente il vincolo del Patto con i suoi fedeli alleati, sicura nella, giustizia della causa e ferma nella volontà di resistere e di combattere fino alla vittoria.