Saturday 3 March 2012

Discorso di Milano, 10 settembre 1923

Per il Mezzogiorno

di Benito Mussolini

L'offerta che sta in questo momento dinnanzi ai miei sguardi, non è modesta, come lei, signor assessore, ha dichiarato. Non è modesta nel suo pregio intrinseco, perché io mi trovo dinnanzi ad un'opera d'arte fine e delicata e, al tempo stesso, gagliarda. E non è modesta soprattutto per il suo significato simbolico. Ci sono dentro sessantaseimila firme; oso dire che si tratta di sessantaseimila cittadini non tanto devoti al Governo e al fascismo, ma devoti alla patria, che sta al disopra di tutto e che deve essere, in ogni ora della nostra giornata, la fiaccola ardente e inestinguibile della nostra passione. Poi c'è il significato simbolico tangibile del gesto di solidarietà verso i nostri fratelli del Mezzogiorno d'Italia.

Disse il D'Azeglio che, fatta l'Italia, bisognava fare gli italiani. Forse l'Italia non è ancora compiuta, anzi non è compiuta, ma gli italiani si stanno facendo attraverso gli sforzi della guerra, attraverso le dure lotte del dopoguerra, attraverso la rivoluzione fascista. Nasce cioè l'orgoglio di sentirsi italiani, la coscienza del sentimento nazionale e questa coscienza si diffonde dal nord al sud in tutti gli angoli della penisola.

Ho visitato il Mezzogiorno d'Italia e ne ho riportato impressioni complesse e discordanti. Ci sono delle popolazioni meravigliose, sobrie, patriottiche per istinto e per tradizione, che non sono mai state infettate dai morbi nordici o russi. Ma vivono, specialmente in certe plaghe, in condizioni di vita che direi preumane, preistoriche. Tutti i comuni della Basilicata non hanno acqua, e non per lavarsi: per bere! E soltanto col Governo fascista che la Basilicata avrà l'acquedotto.

Decine e decine di comuni della Calabria, centinaia di comuni della Sicilia si trovano in queste condizioni di vita che si possono definire assolutamente primitive. Sessantamila cittadini italiani vivono a Messina da quindici anni in baracche che disonorano il genere umano.

Eppure questo popolò non solo non è stato mai bolscevico, ma non si lamenta: è forte, paziente, rassegnato. E aspetta. Aspetta anche dal Governo nazionale.

E il Governo nazionale va incontro a queste popolazioni non con parole più o meno rettoriche, ma con dei fatti e con centinaia di milioni. Così quelle popolazioni non si sentono più dimenticate, non si sentono più neglette ed hanno la documentazione tangibile, quotidiana, che il Governo pensa anche a quella parte d'Italia prolifica, sobria, laboriosa, che è una grande riserva per i destini della nazione.

Accanto a quest'opera di Governo, è necessario che ci siano anche le minori attestazioni di solidarietà, come quella di questa lotteria, di cui l'assessore ci ha discorso.

Le popolazioni del Mezzogiorno sono sensibili e sentimentali, apprezzano ogni gesto generoso e vogliono sentirsi sempre più intimamente legate alla grande famiglia.

Milano, oso dirlo, è nel cuore di tutti i meridionali; Milano fu la prima a soccorrere Messina; a Milano vivono migliaia e migliaia di meridionali; e quando la campana è suonata per la solidarietà nazionale, Milano ha risposto sempre, superbamente, in prima linea.

Questo gesto consoliderà i vincoli di fraternità fra gli abitanti di Milano e queste popolazioni del Mezzogiorno e delle isole.

Così, a poco a poco, per volere di Governo e per questo impulso di solidarietà umana che si diparte da tutta Italia e che raccoglie tutti i figli della nazione, noi toccheremo il segno verso il quale tendono tutte le nostre forze e tutte le nostre energie. È il segno che riscalda ogni spirito, che ci deve incitare anche nell'opera oscura e quotidiana del lavoro adempiuto con disciplina, con concordia, con spirito di obbedienza devota. Questo segno non è più una parola, perché l'Italia esiste ed esistono gli italiani.

E la meta è la grandezza della Patria.