Saturday 3 March 2012

Discorso di Milano, 15 ottobre 1920

Sulle elezioni amministrative

di Benito Mussolini

Debbo darvi ragione dell'ordine del giorno che presento:

« Il Fascio Milanese di Combattimento dichiara di disinteressarsi delle prossime elezioni amministrative del Comune di Milano e impegna i propri iscritti a preparare animi e mezzi per altre forse non lontane e certamente decisive battaglie ».

Prima di votare questo ordine del giorno, io debbo ricordarvi il carattere del fascismo. Il fascismo non è affatto un movimento politico in senso elettorale. Se vogliamo fare dell'elezionismo a qualunque costo, allora intitoliamo il Fascio « Fascio di Combattimento elettorale », oppure cambiamo nome. Ma quando il fascismo è sorto, esso è sorto come una reazione alla degenerazione bolscevica del Pus. Il fascismo fin qui non si è affermato attraverso le elezioni politiche e amministrative. Le circostanze hanno voluto che noi ci affermassimo attraverso le revolverate, gli incendi e le distruzioni. Ciò può essere triste sotto il punto di vista umano, ma la storia del fascismo, dal marzo 1919 all'incendio del Lavoratore di Trieste, compiutasi ieri, non è che l'espressione di un estremismo basato sui valori morali e nazionali, in opposizione ad un estremismo pussista basato sul sabotaggio della nazione. I fasci fanno anche della politica e delle elezioni quando non vi è nulla di meglio da fare. Ma non è certamente con la politica elettorale che si potrà debellare il Pus. D'altra parte veniamo subito al concreto di questa lotta politica amministrativa di Milano. R un fatto che nessuno se ne interessa. Fra venti giorni vi dovrebbe essere questo grande avvenimento. Non troverete tracce della imminente battaglia elettorale. Seguite la vicenda dei partiti e voi troverete che nessuno si agita. Vi sono forse contatti, manovre, approcci di retroscena, ma la grande agitazione elettorale tuttora non esiste. E perché? Sembra che la gente si disinteressi se domani Schiavello, o Schiavi, od altri sarà sindaco di Milano. Io credo che lo stato d'animo della cittadinanza in genere sia questo: vada Schiavello o Caldara, le cose non cambieranno di molto. Io penso che il Corriere della Sera si prepari ad essere l'organo ufficioso, se non ufficiale dell'amministrazione Schiavello, come è stato finora l'organo dell'amministrazione Caldara : altrimenti un giornale potente come il Corriere della Sera a quest'ora avrebbe già scoperto le sue batterie ed avrebbe incominciato ad agitare l'ambiente, in vista del temuto e minacciato esperimento comunista di palazzo Marino.

Con chi il blocco? Bisogna essere due o tre o quattro per fare il blocco. Con chi? Abbiamo una borghesia degenerata e vile, che domani patteggerà anche coi socialisti pur di vivere. C'è una borghesia che noi apprezziamo altamente: gli ingegneri, i tecnici, i commercianti, gli industriali, la borghesia che produce e trasmette ed aumenta la ricchezza del paese. Finalmente c'è una borghesia politicante, che è quella che fa più schifo delle altre. La borghesia politicante detesta il fascismo e lo ignora nella maniera più scandalosa. Il Corriere della Sera, che ha dato pagine su pagine al convegno di Reggio Emilia, non ha trovato una sola linea per annunciare il Consiglio nazionale dei Fasci. Non parliamo del Secolo, che trasuda da ogni riga il suo livore contro il fascismo. Il Corriere della Sera rappresenta la borghesia liberale; il Secolo la borghesia democratica. Ora è proprio coi frammenti di questa borghesia liberale o democratica che i fascisti dovrebbero fare l'alleanza. L'immagine può magari sembrare arrischiata, ma io ho l'impressione che quando questi elementi cercano appoggi col fascismo, li cercano con l'intenzione di quelli che prendono la cantaride. È gente che si sente esaurita da un lungo sforzo e che vorrebbe, attraverso il nostro impeto giovanile, risollevarsi e tenere ancora il suo posto nella società. Ora se c'è una borghesia che appare veramente finita ed è al crepuscolo, è la borghesia politicante; e se voi vi ponete dinnanzi agli occhi il quadro della politica italiana, da quella di Giolitti a quella del senatore Albertini del Corriere, avrete uno spettacolo di decadenza inenarrabile, di gente che cede sempre il suo terreno. Ora una prima domanda si può fare: questa borghesia politicante, con la quale dovremmo fare il blocco, merita il nostro impeto, la nostra passione, la nostra gioventù? Pensate che se in un programma amministrativo noi siamo. d'accordo fino ad un certo punto con questa borghesia politicante, sopra molti altri problemi siamo divisi. Anzi mi pare di notare, seguendo attentamente le manifestazioni di questi partiti, che infine non ci vedano di buon occhio. Il nostro estremismo li irrita. Hanno l'impressione che se non ci fossimo noi, i socialisti diverrebbero degli agnelli, della brava gente, quasi che il nostro estremismo fosse causale di quello socialista e non viceversa.

Qual'è la situazione del Pus? Voi credete che vi sarà una lista completamente massimalista? Intanto nessuno sa dire dove cominci e dove finisca il massimalismo autentico. Nella lista è già acquisito (vedi dichiarazioni Gennari al congresso di Reggio) che sarà fatto posto anche ai centristi. Quindi è assai probabile che, su sessantaquattro nomi della lista socialista, ve ne saranno dai sedici ai venti di elementi rappresentativi del partito, elementi tecnici che diano affidamento di sapere discretamente amministrare. Per cui la massa, che attraversa un periodo di scetticismo, quando vedrà una lista non completamente massimalista, si infiacchirà. E succederà questo: che se noi interverremo, non vi saranno astensionisti nelle file operaie. Basterà agitare il fascismo, che immediatamente saranno suonate tutte le campane perché tutta la massa operaia accorra compatta alle urne: Non solo, ma gli anarchici, che potrebbero fare propaganda astensionista, la smorzerebbero o non la farebbero affatto. La nostra partecipazione alla lotta non aumenta la probabilità di una disfatta avversaria: aumenta all'infinito la probabilità di vittoria degli avversari, poiché :basterà presentare una lista nella quale siano compresi dei fascisti perché questa gente si precipiti alle urne pur di sconfiggere la lista. Questo è palese, e voi lo sapete benissimo.

Ed in ogni caso chi voterebbe per noi? La massa operaia, no, perché è leninizzata. La media borghesia legge l'Avanti!, lo vedete dovunque, e non voterà mai liste di blocchi cui abbiano dato la loro adesione la classe degli esercenti o dei proprietari di casa o qualche altra categoria di questo genere. Ed allora noi andremmo alla sconfitta. Facciamo il caso che si vinca. Se si vince, si vince per pochissimi voti. Supponiamo che si vinca in modo trionfale. E’ impossibile, ma supponiamolo. Che cosa faremo noi al Comune? Non abbiamo un programma amministrativo. Milano non è un borgo; è uno Stato. Ha un bilancio da centocinquanta a duecento milioni. Voi avete delle idee in materia municipale? Se le avete, mettetele fuori. E voi credete che andando domani a palazzo Marino fareste la forca ai socialisti? Sarebbero i socialisti che la farebbero a noi. Domani, quando avessimo vinto così mediocremente, tutta la folla operaia si divertirebbe enormemente a mettere in continuo imbarazzo l'amministrazione municipale demo-liberale-democratico-fascista che dir si voglia. Se si vincesse, chi saprebbe dire quanti sono i voti dei fascisti? Sarebbe impossibile scegliere i voti dei fascisti dai non fascisti.

Sento una obbiezione: e allora che cosa dobbiamo fare noi? O ci si disinteressa o si fa una lista di minoranza fascista. Vogliamo fare una lista di minoranza? Ma se noi non abbiamo nemmeno la speranza di arrivare ad avere la minoranza, allora vi prego di non sabotare il fascismo. Abbiamo in vista delle grandi battaglie, per cui non credo opportuno perdersi in manovre elettorali.

Se voi ponete mente alla cronaca di ieri, sarete convinti che ormai le schede e le battaglie elettorali non sono più del nostro tempo. Se non si può fare a meno si faccia anche la lotta elettorale, ma una lotta fatta in queste condizioni di tempo, di luogo e di ambiente, nel Comune di Milano, sarebbe un servigio che renderemmo ai comunisti; i quali, senza la nostra partecipazione al blocco, molto probabilmente andranno al potere con una votazione esigua, mentre partecipandovi noi, vi andrebbero con una votazione trionfale, che ci schiaccerebbe irreparabilmente, perché ci schiaccerebbe in compagnia.