(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 2 ottobre 1935)
di Scrittore fascista
I corrispondenti stranieri da Roma segnalano la calma e la serenità del popolo italiano. E una constatazione di fatto, superflua per noi, ma opportuna per l'opinione pubblica mondiale. Di fronte alla vertenza etiopica, il popolo italiano è calmo e sereno, perché ha coscienza del proprio buon diritto.
l. - Il nostro Governo ha denunziato a Ginevra, documentandole in un lungo elenco, le aggressioni etiopiche. Le nostre colonie nell'Africa Orientale sono in uno stato di insicurezza. la politica italiana di collaborazione con l'Etiopia è stata resa vana dall'ostruzionismo, dal malvolere e dalle aggressioni di cui l'Etiopia stessa sì è resa responsabile. L'annunzio della mobilitazione aggrava la minaccia già in atto.
2. - L'Italia offrì « spontaneamente » un eroico, decisivo contributo per la vittoria degli Alleati riella conflagrazione mondiale, ma non ebbe in compenso alcuna colonia. In tredici anni di regime abbiamo bonificato all'interno tutte le zone bonificabili. La necessità della nostra espansione - che di tutta evidenza dovrà essere « coloniale » - sono state riconosciute da Sir Samuel Hoare alla Camera dei Comuni. In un recentissimo documento inglese si dichiara che il mondo non può essere « statico ». È questo il convincimento di tutti gli italiani, ed è questa una verità storica, cui è stata sempre ispirata, realisticamente e idea listicamente, la politica del nostro Governo. Il principio statico non potrebbe dunque essere applicato all'Italia, negandole i diritti ad essa già riconosciuti in Etiopia, dopo che le fu rifiutata l'assegnazione dei mandati sui territori ex-nemici, resi disponibili in seguito alla vittoria comune e tuttora « di proprietà societaria ».
3. - Il Covenant fu violato già da altre nazioni, anche con atti di guerra. Il popolo italiano legittimamente domanda perché mai, in tali precedenti violazioni del Patto societario e dello status quo, non si parlò mai di sanzioni e perché mai queste dovrebbero essere proposte, definite ed applicate soltanto nei suoi confronti, per una lontana e localizzata vertenza coloniale.
4. - La Società delle nazioni ha riconosciuto la necessità di sottoporre l'Etiopia a una specie di mandato esterno. L'Italia ha su territori etiopici speciali diritti, riconosciuti da Inghilterra e Francia, e confermati in documenti diplomatici, anche posteriori all'amÌnissione dell'Etiopia a Ginevra. Il popolo italiano domanda perché gli si rifiuta l'attribuzione di uno speciale compito - altamente civile - in Etiopia, e gli si nega il riconoscimento pratico di tali diritti, specificati e confermati.
5. - L'Italia ha seguito una politica di leale collaborazione in Europa. Il convegno di Stresa è dell'aprile scorso. La collaborazione presuppone un minimo di comprensione per le nostre necessità di vita. Il nostro popolo ha, pertanto, pieno diritto ad una leale riparazione degli errori commessi nell'attribuzione dei mandati.
6. - La permanenza dell'Italia nella Società delle nazioni rappre· senta una necessità per la collaborazione in Europa e per la vita della Lega. L'applicazione di « misure » nei nostri confronti obbligherebbe la nostra nazione ad abbandonare la Società. Non si può dunque assumere la responsabilità di nuovi errori contro l'Italia, senza colpire la politica di collaborazione europea e senza colpire la Lega.