Saturday, 3 March 2012

Discorso di Roma, 31 luglio 1926

Per l'inaugurazione del ministero delle Corporazioni

di Benito Mussolini

Signori!

La cerimonia inaugurale odierna sta nuovamente a dimostrare che il regime procede metodicamente nella realizzazione delle sue riforme, destinate a cambiare fisonomia allo Stato, a creare cioè il nostro Stato: lo Stato fascista. Il Ministero delle Corporazioni non è un organo burocratico e nemmeno vuole sostituirsi alle organizzazioni sindacali nella loro azione necessariamente autonoma, diretta ad inquadrare, selezionare, migliorare i loro aderenti. Il Ministero delle Corporazioni è l'organo per cui, al centro o alla periferia, si realizza la corporazione integrale, si attuano gli equilibri fra gli interessi e le forze del mondo economico. Attuazione possibile sul terreno dello Stato, perché solo lo Stato trascende gli interessi contrastanti dei singoli e dei gruppi, per coordinarli ad un fine superiore, attuazione resa più specifica dal fatto che tutte le organizzazioni economiche riconosciute, garantite, tutelate nello Stato corporativo, vivono nell'orbita comune del Fascismo: accettano cioè la concezione dottrinale e pratica del Fascismo. Sono guidate da uomini iscritti regolarmente al partito. Né potrebbe essere altrimenti.

L'esperimento fascista, che ha preciso inizio oggi con l'inaugurazione ufficiale del Ministero delle Corporazioni, è seguito con interesse crescente da uomini di Stato, da politici, da studiosi di tutto il mondo. Sono certo che esso riuscirà pienamente e segnerà la strada agli altri. V'è un altro fattore che giustifica la nostra certezza ed è il senso di consapevole, laboriosa disciplina di cui offre testimonianza superba da ormai quattro anni tutto il popolo italiano.

La gente del lavoro fu sino a ieri misconosciuta o negletta dallo Stato vecchio regime. La gente del lavoro si accampò fuori dello Stato e contro lo Stato. Oggi, tutti gli elementi della produzione, il capitale, la tecnica, il lavoro, entrano nello Stato, e vi trovano gli organi corporativi per l'intesa e la collaborazione, nonché, in dannata ipotesi, il ricorso supremo alla magistratura del lavoro. Non si esagera affatto, chiamando rivoluzionario, nello spirito e negli istituti, questo complesso di riforme in altri paesi tentate, ma non mai condotte alla loro logica compiutezza come osa fare il regime fascista.

Mando ai capi, agli organizzati delle tredici confederazioni ed ai funzionari del nuovo Ministero, il più cordiale mio saluto.