Wednesday, 7 March 2012

Fra due civiltà

(Pubblicato in « Il Popolo d'Italia », 22 agosto 1933)

di Benito Mussolini

Il movimento di fronda che si è sollevato nel recente congresso del Partito Socialista Francese, non va sopravalutato. Anzitutto il Partito Socialista Francese, malgrado la sua notevole rappresentanza parlamentare, non è una delle forze storiche operanti della Francia. È un'organizzazione politico-amministrativa, che ha scarso potere di presa sulle masse del popolo francese, specialmente di quello rurale. L'elettore francese vota magari per Blum, ma non prende sul serio le sue dottrine: vota per Blum per fare un dispetto a un altro candidato. Anche ristretta in questi termini, una certa importanza, soprattutto ai fini di votare o no per un ministero, il Partito Socialista Francese l'ha ancora, quantunque sia ben lontana dai tempi nei quali pontificava Jaurès, più tribuna che teorico, più oratore che uomo d'azione. Ora, nel recente congresso dei socialisti, alcuni oratori si sono levati, col proposito di disincagliare il Partito dalle sue troppe dogmatiche e irrealizzabili formulazioni dottrinarie, per avviarlo su nuove direttive, riconciliandolo.con questi principi e con questi istituti: lo Stato, la nazione, l'autorità e la gioventù. Parole piene di significato, che il vocabolario marxista aveva cancellato dalle sue pagine, poiché per il profeta di Treviri lo Stato non è che il comitato d'affari della borghesia; la nazione è un concetto ritardatario che deve essere superato dalla internazionale e l'autorità è un principio antitetico alle rivendicazioni sempre più « radicali » o estremiste del proletariato. Sentire, quindi, pronunziare queste parole da oratori socialisti da una tribuna di un congresso socialista, ha suscitato una certa impressione e una considerevole scia di commenti. Si è parlato di fascismo e di neo-socialismo. Ci sono state varie battute polemiche fra gli ortodossi e questi neo-socialisti o fascisti, ma la situazione non ha avuto ulteriori sviluppi.

Non v'è dubbio, che l'episodio della fronda socialista francese ha un valore di sintomo e va messo in rapporto con tutto il movimento d'idee che la rivoluzione fascista ha provocato durante questi primi undici anni della sua storia e anche con le profonde trasformazioni delle costituzioni politiche e sociali che si sono effettuate in grandi paesi d'Europa. Siamo entrati in pieno in un periodo che può chiamarsi di trapasso da un tipo di civiltà a un altro.Le ideologie del secolo XIX stanno crollando e non trovano più difensori. Non è sintomatico che ci siano dei socialisti stanchi del socialismo quale era stato imbalsamato dalla dogmatica marxista? Così ci sono dei democratici che non vogliono più saperne di democrazia e dei liberali che considerano trapassata la fase demoliberale negli Stati dell'Occidente. Le cause di questo crepuscolo e tramonto della civiltà demoliberale, sono di ordine negativo e positivo. Quelle negative si sintetizzano nello sviluppo preso dal capitalismo anonimo, quindi, in un certo senso, già socializzato e pronto a cadere sulle braccia dello Stato; nella impotenza del potere esecutivo, nel prepotere dei parlamenti, nella mistica e mitologia classista del proletariato.· Questi ultimi quattro anni di crisi hanno accentuato i caratteri di questa situazione. Ma le nuove idee fasciste che agitano ogni nazione del mondo, non avrebbero raggiunto lo sviluppo attuale, senza l'intervento di quelle che chiamerò cause positive. Prima di esse in ordine di tempo e d'importanza sta la celebrazione del decennale della rivoluzione fascista. Milioni di uomini di tutti i paesi hanno visto e finalmente compreso. Tre cose hanno, soprattutto, colpito l'intelligenza: la Mostra della rivoluzione, la via dell'Impero, la bonifica delle Paludi Pontine. Storia di un recente passato e creazione di vita. Il decennale è stato una rivelazione. Taluni che non avevano forse creduto alla durata del regime fascista, hanno avuto l'aria di sorprendersi che fosse già arrivato trionfalmente al suo primo decennio e hanno cominciato a ricredersi.

Molti che consideravano il fascismo come un movimento transitorio della politica italiana, si sono messi a studiarlo sul serio; tutti hanno potuto constatare — de visu — la profonda trasformazione operata dal fascismo non soltanto nelle cose, ma nello spirito del popolo italiano. Come sempre il « fatto compiuto » è stato di una eloquenza irresistibile e l'esempio italiano ha suscitato le volontà di imitazione in molti paesi vicini e lontani. Una eco — pallida se vogliamo — del decennale e dello sforzo creatore del fascismo, è rintracciabile nei discorsi della « fronda » socialista francese. L'altro evento che ha rimesso in pericolo mortale tutti i principi del secolo scorso, è stato il trionfo delle forze hitleriane in Germania. Trionfo che i socialisti francesi ortodossi — con a capo il mancato profeta Blum — ritenevano oramai scongiurato. Ecco un altro grande paese che crea lo Stato unitario, autoritario, totalitario, cioè fascista con talune accentuazioni che il fascismo si è risparmiato dovendo agire in un ambiente storico diverso. Non è qui il caso di stabilire analogie o differenze fra i due regimi. Il fatto innegabile è che entrambi agiscono e creano al di fuori di ogni concezione demoliberale e che entrambi hanno annientato le forze demo-social-liberali. La stessa parola socialismo sarebbe oramai ignota ai tedeschi se non figurasse, sia pure con significato profondamente diverso, nel nome stesso del partito hitleriano. Quelli che si possono chiamare fermenti fascisti della rinnovazione politica e spirituale del mondo, agiscono oramai in tutti i paesi, Inghilterra compresa. Non v'è dubbio che anche la Francia, ultima cittadella di difesa degli « immortali principi », dovrà un giorno non lontano alzare la bandiera bianca della capitolazione. La stessa America li abbandana. Roosevelt si muove, agisce, ordina al di fuori di ogni indicazione o volontà delle Camere. Tra lui e la nazione non ci sono più intermediari. Non c'è più un Parlamento, ma uno Stato Maggiore. Non ci sono più partiti, ma un solo partito. Una sola volontà fa tacere le voci discordi. Ciò è completamente al di fuori di ogni concezione demoliberale.

L'appello alle forze giovani risuona dovunque: la nazione che ha precorso i tempi, anticipando di un decennio l'azione degli altri paesi, è l'Italia. Niente permette di credere o far credere che i giovani divenuti classe dirigente degli Stati fascisti — cioè autoritari, unitari, totalitari — turberanno la pace: si può prevedere che essi l'assicureranno al mondo. Comunque, niente di più interessante e drammatico di questo tramonto di una d viltà, che — fra molti errori, dispersioni e massacri — ha lasciato un'orma profonda; niente di più augurale e fascinatore dell'aurora di una nuova civiltà.