Sunday, 4 March 2012

Discorso di Roma, 2 aprile 1931

La nuova economia italiana

di Benito Mussolini

Camerati!Signori!

Avete udito un discorso molto interessante, esauriente, ammonitore e tonificatore ad un tempo, discorso che non chiede lunghe postille. Del resto, sugli aspetti generali della situazione economica nazionale e mondiale ho parlato, tre mesi or sono, al Senato del Regno.

Tuttavia, in questo breve lasso di tempo, fatti nuovi si sono verificati - modus vivendi navale, accordi anglo-indiani di Nuova Delhi, preliminare intesa doganale austro-tedesca - che possono essere considerati in senso favorevole, a seconda dei loro futuri sviluppi.

Nel complesso, alcuni sintomi di ripresa si possono notare qua e là: movimenti di pattuglia, ma il grosso, cioè la massa, è ancora ferma. Si attende che entri in gioco, simultaneamente e cumulativamente, il complesso dei fattori di ripresa; in primo luogo i fattori morali, nel qual caso si potrà parlare di fine del periodo più acuto della crisi. Significativo è il fatto che da tre settimane i prezzi oro mondiali sono stabili e che la disoccupazione è un po' diminuita.

Non spetta a me, in questa sede, dire quel che il Regime ha fatto per alleggerire le conseguenze della crisi. Un giorno sarà scritta anche questa pagina di storia. In questa pagina, accanto ai fatti, alle leggi, agli interventi di varia specie, ci saranno anche i nomi, e, ad onore dell'Italia fascista, molti nomi: quelli di coloro, agricoltori, industriali, banchieri, commercianti, navigatori, che hanno tenuto duro, serrando i denti, dinanzi alla tempesta e non hanno mai disperato, perché non si erano mai dati al gioco d'azzardo ed erano stati previdenti, nei tempi della fortuna. Né saranno dimenticati i lavoratori di tutte le categorie ed il popolo italiano, che ha dato un perfetto esempio di disciplina. Le poche eccezioni, su masse di milioni di uomini, confermano la regola.

Questa consapevole disciplina ha consentito. di ridurre il divario fra prezzi all'ingrosso e prezzi al minuto, per cui deve essere dichiarato illusorio ritardare indefinitivamente gli acquisti, per attendere ulteriori, grandi oscillazioni. Questa politica delle riduzioni di salari e stipendi, per influire sui prezzi al minuto, che noi abbiamo praticato per i primi, è stata adottata in quasi tutta l'Europa. Ma anche qui si è, oramai, arrivati al limite oltre il quale non si può andare, senza correre il pericolo che l'antidoto diventi, a sua volta, veleno.

L'economia italiana - che ha, nella vostra associazione delle società per azioni, la più grande espressione - fortificata e temprata dal collaudo di questi anni asperrimi, potrà affacciarsi al futuro con più gagliarda fede e prospettive più felici.

E qui voglio inserire una domanda: se dal 1922 ad oggi le società anonime sono passate da 6850 a 17.424 e il loro capitale da 21.395 milioni ad oltre 52 miliardi di lire, non è questa la smentita eloquentissima e definitiva a quanti accusano il Regime fascista di « vessare » l'iniziativa privata?

Voglio sottolineare, infine, una affermazione del vostro presidente Pirelli - il quale merita l'applauso col quale avete salutato il suo dire - e cioè, che l'economia fascista corporativa rappresenta la sintesi armonica delle due economie antitetiche: la liberale e la socialista.

Anche la nostra economia - nella sua configurazione corporativa - è stata collaudata, poiché essendo stata sottoposta al massimo dello sforzo, ha dato il massimo rendimento col minimo di inconvenienti. Per convincervene, gettate uno sguardo a quel che accade, politicamente e sindacalmente, nel vasto mondo.

La mia presenza alla vostra assemblea vuole avere ed ha un chiaro significato di simpatia per la vostra associazione, per l'opera da essa svolta, per l'opera sempre gradita che svolgerà, di collaborazione e di ausilio con le attività del Governo e vuole dimostrare che tutte le forze vive della Nazione - sempre più compatte e concordi, quanto più aspra è la fatica - tendono ad un unico fine: superare le difficoltà odierne, per dare maggior benessere al popolo che lavora e più alta potenza alla Nazione.