Sunday, 4 March 2012

Discorso di Roma, 22 giugno 1928

All'assemblea della Confederazione generale fascista

di Benito Mussolini

Camerati! Signori!

Questa vostra adunata segna una data memorabile nella storia della giovane ma già forte industria italiana. Come il vostro Presidente ha detto nella sua esauriente e fervida relazione, è questa la prima adunata di tutti gli industriali italiani. Adunata, non congresso, nel senso tradizionale e forse un poco arcaico della parola, e quindi non avrà lo svolgimento dei congressi, con discussioni più o meno oziose e ordini del giorno più o meno indovinati.

Adunata, secondo lo stile fascista, e cioè pochi discorsi, ma buoni, poche deliberazioni, ma precise, e sopra tutto lo spirito di solidale e consapevole disciplina nell'unità degli sforzi e degli obbiettivi, per cui io reputo il valore di questa adunata molto importante dal punto di vista politico e morale. Ecco raccolti in Roma, nel sesto anno del Regime, migliaia e migliaia di industriali, che vengono da tutte le regioni, che rappresentano tutta la gamma delle possibilità, che hanno dato piena adesione al Regime: il mondo deve prenderne atto, poiché nel mondo non si è ancora veduto lo spettacolo di un'assemblea come questa. A darvi particolare rilievo, non è soltanto il numero e lo spirito, ma la presenza del Segretario del Partito e quella degli organizzatori dei Sindacati operai fascisti: il primo a ricordare che, senza il Partito e la profonda rivoluzione operata dalle Camicie Nere, non sarebbe stata possibile e nemmeno pensabile questa grandiosa assemblea; gli altri, a provare che la collaborazione è un fatto oramai entrato nel costume e che si appalesa dalla presenza o dall'assenza in determinate manifestazioni.

Voi vi adunate a Roma, mentre può dirsi giunta al termine, e in un periodo di tempo che appare miracolosamente breve, l'ardua e faticosa opera compiuta dal Regime per organizzare la società nazionale. Anche nelle altre Nazioni esistono forze organizzate nel terreno politico e in quello economico: ma queste forze, salvo i sempre avvenuti e possibili. e talora miserevoli compromessi sotterranei, sono fuori dello Stato e spesso contro lo Stato. Per la prima volta nella storia del mondo, non una piccola, ma una grande società nazionale di ben 42 milioni è organizzata nello Stato e dallo Stato. E, fenomeno più singolare ancora, è che nessuno vuole rimanere estraneo a questa organizzazione.

L'Italiano del 1928 vuole essere una unità di questo gigantesco inquadramento, poiché sente che egli sarebbe un ilota qualora ne fosse un escluso. Quale capovolgimento di posizioni mentali e politiche! Così, la posizione vostra, o industriali italiani, è definita sotto il suo triplice aspetto politico, professionale, morale, quale risulta dalla legislazione fascista, dalla legge del 3 aprile 1926 in poi. La vostra posizione professionale è fissata dalla Carta del Lavoro, quando vi attribuisce senza equivoci la gestione e la responsabilità dell'azienda. Ma è sulla vostra posizione « morale » che mi piace di soffermarmi.

Voi siete, oggi, balzati all'avanguardia di una grande trasformazione, che viene effettuandosi nel tipo di economia capitalistica e che prelude, forse non solo in Italia, al nuovo tipo di economia corporativa. Ho l'orgoglio di avere previsto questo fatale andare nell'immediato dopoguerra. Il capitalista, così come ci fu dipinto dalle letterature presocialistiche non esiste più. Si è verificata una separazione tra capitale e gestione, tra industriale e capitalista. Il capitale, col sistema delle società anonime per azioni, si è dilatato, talora sino alla polverizzazione. I possessori del capitale di un'azienda, attraverso il possesso delle azioni, sono spesso innumerevoli. Mentre il capitale diventava anonimo ed il capitalista del pari, balzava al primo piano dell'economia il gestore dell'impresa, il capitano d'industria, il creatore della ricchezza. Lo stesso impiego della terminologia militare sta a provare che gli industriali possono essere definiti « i quadri », sul terreno produttivo, del grande esercito dei lavoratori.

Da ciò discendono conseguenze che vedremo tra poco. La produzione della ricchezza passa quindi dal piano dei fini individuali a quello dei fini nazionali. Da questa nostra nuova posizione politico-morale scaturiscono dei nuovi doveri, delle vere necessità. La collaborazione, più ancora che dalle leggi o dagli istituti o dalla volontà, è imposta dalle cose, cioè dalla fase attuale dell'economia. Questa collaborazione deve essere interpretata ed attuata nel suo più vasto significato: gli operai, come le truppe, sono gli elementi indispensabili per la battaglia, e la vittoria è anche il risultato dei rapporti che si stabiliscono tra ufficiali e soldati. La collaborazione deve essere aperta, leale, senza riserve o ripieghi. Ancora e sempre il fatto e l'esempio valgono più delle verbali propagande. Così, nel sistema fascista, gli operai non sono più degli «sfruttati», secondo le viete terminologie, ma dei collaboratori, dei produttori, il cui livello di vita deve essere elevato materialmente e moralmente, in relazione ai momenti ed alle possibilità.

Io affermo che, in tempo di crisi, è nell'interesse degli operai di accettare una decurtazione di salari; ma, a crisi superata, è nell'interesse degli industriali di riaumentare i salari, riequilibrando la situazione. Non è possibile, in Italia, per troppo ovvie ragioni, la politica fordista degli alti salari, ma non è nemmeno consigliabile la politica dei bassi salari, la quale, deprimendo i consumi di vaste masse, finisce per danneggiare l'industria stessa.

Per debito di lealtà e di verità, aggiungo che gli industriali italiani, nella loro enorme maggioranza condividono queste idee, e lo dimostra l'ingente mole di contratti collettivi firmati, nei quali sono state consacrate le clausole della Carta del Lavoro.

Né passerò sotto silenzio -l'atteggiamento d'aperta adesione che gli industriali hanno dato alle realizzazioni della legislazione sociale, anche le più audaci, come l'assicurazione obbligatoria contro la tubercolosi, o gli atti di munificenza a favore dell'arte, della scienza o della pietà umana. Questo dimostra che l'orizzonte degli industriali fascisti non si limita a quello dell'officina, sibbene abbraccia altri aspetti e altre manifestazioni della, vita.

Sulla crisi e sul suo andamento vi ha parlato il vostro Presidente. Crisi vi sono state e vi saranno sempre. È perfettamente comprensibile che, prima della guerra, le crisi economiche raramente avessero carattere di universalità; è perfettamente comprensibile che la guerra mondiale abbia determinato una crisi mondiale. Ma io credo che siano già in atto gli elementi risolutivi della crisi. Li voglio brevemente accennare. Prima di tutto, la pace politica tra le Nazioni. Dopo la guerra vi sono stati dei conflitti fra Stati, conflitti che, come quello russo-polacco o greco-turco, possono dirsi periferici. È da prevedere però che la pace non sarà turbata fra le grandi Nazioni d'occidente, che sono quelle che dànno l'indirizzo alla civiltà del mondo.

Dopo la pace politica, la pace sociale. Assistiamo all'eclissi della lotta di classe. Dopo l'ultimo sciopero dei minatori inglesi, le classi europee sono entrate in un periodo di stasi. D'altra parte, ben più irreparabile che l'eclissi della lotta di classe, è l'eclissi del socialismo come dottrina e come pratica. Per uno di quei paradossi che sono abbastanza frequenti nella storia, la rivoluzione russa si è risolta nell'impreveduta e imprevedibile apoteosi del capitalismo, che è diventato capitalismo di Stato. Lo Stato socialista è, infatti, uno Stato capitalista all'ennesima potenza. Tutto il resto, dai salari che sono pagati non secondo i bisogni, ma secondo la capacità, alla Borsa dove si commerciano titoli e monete, tutto il resto è, dicevo, come nel vecchio mondo, illuminato dal vecchio sole del passato.

Altro fondamentale elemento risolutore della crisi è il ritorno alla parità aurea delle monete europee. A tale proposito non posso che definire grottesca la voce che il Governo italiano penserebbe a « rivedere > in peggio la quota di stabilizzazione, in vista di quello che si prepara in Francia, e chiamo senz'altro criminosi i tentativi di svendita di lire a tale scopo.

Questi tentativi saranno nuovamente, duramente colpiti. Sulla quota della stabilizzazione legale si è già determinato un equilibrio che sarebbe catastrofica follia turbare. Il Governo non sarebbe degno di governare un'ora sola di più se commettesse tale follia. Sia, dunque, chiaro per tutti, per quelli che eventualmente soffrissero di nostalgie segrete, per i gonzi e per i mistificatori. E sia pacificò sopra tutto per voi, industriali, che avete collaborato a determinare il nuovo equilibrio, condizione necessaria per la vostra attività.

Tra gli elementi risolutivi della crisi va ricordato il capitolo debiti, riparazioni, trasferimenti, che forse si avvia alla fine; la possibile ripresa dei grandi mercati russo, indiano, cinese, l'aumentato rendimento degli operai, la fatale e benefica strage delle imprese deficienti, e ultimo, ma importantissimo per quel che concerne l'Italia, un'annata agricola che si annuncia particolarmente felice.

Per accelerare il processo risolutivo di questa crisi concorrerà, come è logico, l'azione del Governo. Questa azione vi è perfettamente nota, non soltanto attraverso la pratica di ogni giorno e l'opera attivissima del Ministero delle Corporazioni, ma anche attraverso gli istituti creati che vanno, ad esempio, dall'Istituto nazionale della Esportazione all'Istituto di credito, al Consiglio nazionale delle ricerche. Tale azione continuerà sempre più intensa ed organica, diretta, in primo luogo, a migliorare i servizi pubblici.

C'è un punto oscuro: le strade. Ma saranno prese d'assalto, secondo un piano già da me approvata~sino nei particolari, dall'ottobre prossimo in poi.

Salvo imprevedibili necessità, è mia intenzione di non aggravare la pressione fiscale, e mi considererei straordinariamente fortunato se mi fosse concesso di alleggerirla. Del resto, sarà sempre opportuno proclamare che il Governo fascista è quello che ha abolito il maggior numero di tasse ed imposte. L'elenco esatto è qui, a vostra disposizione. Il totale dell'alleggerimento tributario ascende a 1260 milioni. Naturalmente, enti pubblici o privati che chiedono nuove spese, devono sapere che chiedono nuove tasse.

L'opera del Governo si perfezionerà nella difesa del bilancio, che si chiude e si chiuderà con un avanzo e nel disinteresse per le imprese cronicamente malate: loglio nefasto, che non deve più oltre contaminare il grano...

Camerati! Signori!

Schematicamente fissate, le vostre direttive di azione non possono essere che queste: collaborazione solidale, vorrei dire fascisticamenie schietta e cordiale, coi tecnici e con gli operai, concentrazione delle energie all'interno, fronte unico in faccia al mondo, valorizzazione dell'artigianato, alleanza stretta con l'agricoltura, che è la base dell'economia italiana. Come i Sindacati dei lavoratori, così anche i vostri Sindacati devono sentire l'orgoglio di collaborare a questa radicale trasformazione della vita nazionale, per cui il popolo italiano sta compiendo, in perfetta disciplina e con sempre più fiera consapevolezza, una di quelle grandi esperienze storiche che costituirono in ogni tempo l'alto privilegio riservato alle Nazioni direttrici della civiltà umana.